CULTURA

Genovesi, nordafricani, piemontesi. È dalle loro orme profonde e indelebili che nel 1770 prese vita Calasetta, nell’estremità settentrionale dell’isola di Sant’Antioco: un borgo marinaro e agricolo ricco di suoni, sapori e colori. Un continuo melting pot di stili, visioni e prospettive che tracciano orme profonde e indelebili sul pàize in sciû mò.

Dei tabarkini, coloni di Pegli (Genova) provenienti dall’isola di Tabarka in Tunisia, resta quasi intatto il dialetto antico ancora in uso fra gli abitanti. Le tradizionali ricette a base di cous cous, fregola e tonno appena pescato evocano una mescolanza persino con la Sardegna. E che dire di un calice di buon Carignano del Sulcis, il pregiato vitigno a piede franco riscoperto sempre alla fine del ‘700 da coloni piemontesi inviati dai Savoia?

Di Piemonte sanno l’abito folk calasettano, la torre sabauda e il borgo stesso, progettato a scacchiera come a riprodurre una piccola Torino. In armonia col bianco e l’azzurro che rendono il paese quasi fiabesco, è la chiesa parrocchiale di San Maurizio in stile greco-ortodosso, a due passi dal porto turistico e dal museo d’arte MACC, un concentrato di contemporaneità e minimalismo.

I monumenti

In ciascuno di essi c’è un pezzo prezioso della nostra storia, della nostra cultura e della nostra peculiare identità.

Torre sabauda

Edificata nel 1757, la torre di Cala di Seta è tanto rappresentativa da apparire anche nel vessillo comunale. Oggi è un museo archeologico gestito dalla Fondazione Macc.

Via Regina Elena 1
0781 887219

Chiesa parrocchiale San Maurizio

Consacrata nel 1838, è dedicata a San Maurizio Martire. Patrono di Calasetta, viene celebrato il 22 settembre con festeggiamenti e processione di calasettani e liguri.

Via Umberto
0781 88415

Faro
Mangiabarche

Per i troppi naufragi nei pressi dell’isolotto (non a caso) Mangiabarche, nel 1935 venne costruito e attivato l’omonimo faro: oggi è uno dei più fotografati al mondo.

Loc. Mangiabarche

MACC Museo d’Arte Contemporanea

Inaugurato nel 2000, contiene la collezione “E. Leinardi”, ovvero 120 opere d’arte concreta e astratta degli anni ’60-’80 di un centinaio di artisti italiani ed europei.

Via Savoia, 2
0781 887219

Museo Raixe

Raixe – Spazi digitali per la cultura tabarchina

Le sue ridotte dimensioni sono inversamente proporzionali alla ricchezza di documenti e curiosità sulle radici tabarkine, soprattutto con importanti contributi digitali.

Via Umberto I, 61/1
0781 840717

Il tabarkino

Il tabarkino

Da Pegli in Liguria all’isola di Tabarca in Tunisia attorno al 1540, e da Tabarca alla Sardegna due secoli dopo, prima all’isola di San Pietro e poi, 30 anni dopo, in quello che da quel momento diventò Calasetta.
Ecco perché a Calasetta, pur trovandoci in Sardegna, ci sentiamo in realtà più liguri e tabarkini: lo siamo nel linguaggio, nelle tradizioni culturali e in quelle enogastronomiche.

Il tabarkino, sebbene non sia riconosciuto come lingua, è di fatto il modo in cui ci esprimiamo comunemente e persino in cui possiamo celebrare le cerimonie! Assomiglia al genovese antico con qualche influenza, perlopiù nel lessico, della lingua sarda.
A rappresentare il forte senso di identità, la presenza di una compagnia teatrale in tabarkino, l’attenzione profonda per la raccolta e la conoscenza delle numerose poesie e cantate antiche e contemporanee, il mantenimento degli originali abiti folk dei pescatori e la possibilità di utilizzo della lingua anche a scuola e nelle cerimonie come il matrimonio.

In tavola

Calasetta è mare e terra sabbiosa baciata dal sole e spettinata dal vento. Ed è una mescolanza di aromi e sapori di tutti i popoli che l’hanno abitata, come liguri, nordafricani e piemontesi. E questo, naturalmente, non può che riflettersi sui piatti, prevalentemente di pesce, che portiamo in tavola tutti i giorni e per le grandi occasioni.

Pilau

Fregola con farina di semola, aragosta e altri crostacei sono gli ingredienti di questo piatto così famoso da avere meritato un’elevazione con la Sagra del Pilau (fine maggio).

Cascà

Di chiara derivazione araba (è simile al cous cous), prevede la presenza della semola con diverse verdure ed erbe aromatiche, fino alle versioni più moderne con anche la carne.

Carignano

Vino rosso rubino, è il DOC più famoso del territorio, prodotto da viti a piede franco che danno al vino l’inconfondibile sapore sapido (si festeggia con Viva l’Uva, settembre).

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